Un carnevale a due facce. Da una parte i balarì, dall'altra i mascher.
Questo è il diario un mascher...
E’ stata dura, anzi durissima. Ma chi se la dimentica più questa esperienza? Dopo essermi procurata uno speciale lasciapassare dalle più alte e competenti autorità del carnevale, eccomi qui con gli sgalber ai piedi, calzettoni rossi di lana, una specie di pastrano a righe, un grembiule, una maschera e una parrucca. Sono diventata una “vecchia”, la figura femminile corrispondente a chi indossa il ceviol. Le mie compagne sono tre, bellissime dal vivo, mostruose in questi due giorni di carnevale. Hanno facce rugose e mutandoni di tela bianca con un po' di pizzo e nastrini rossi. Due le conosco, la terza no. Fa niente. Non è importante. La cosa che conta è stare insieme, fare gruppo, divertirsi alle spalle degli altri. Scherzi, battute in puro bagoss pronunciato in falsetto (ormai un po' lo capisco!) e anche qualche “palpatina”, allegra e innocente. Se no che carnevale è???!!! Ovviamente, forse non l’ho ancora precisato, siamo a Bagolino (dove senò?). Qui lunedì e martedì di carnevale il mondo si capovolge, non esistono identità di genere, niente e tutto, il travestimento non solo è lecito, ma consigliato. E allora eccomi qui con questa nuova identità, con la possibilità di accarezzare barbe, scompigliare i capelli dei passanti, continuamente richiesta per una foto. Ragazzi sono un mascher….
Non parlo molto perché il mio bagoss è un po' da affinare, però sto al gioco. Certo è una faticaccia. Gli sgalber sono duri e abbastanza pesanti, i calzettoni stringono e la maschera di gomma fa mancare il fiato. Le fessure per gli occhi sono piccole e il mondo da qui, dietro la maschera, appare davvero diverso… Per bere devi usare la cannuccia, e per mangiare devi infilarti il salame nella fessura della bocca, se l’azzecchi…simpatico però!
E dopo un bel po' di tempo a zonzo, a far sbattere gli sgalber sui sanpietrini, tre o quattro aperitivi (per me – siccome non reggo l’alcol – le mie compagne hanno preparato una borraccia di camomilla), si va a pranzo. Siamo ospitate in una casa allegra e gioviale. Qui possiamo togliere maschere e sgalber. Finalmente. E allora ecco uno splendido pranzetto come solo a Bagolino sanno cucinare con l’amichevole ospitalità che in città non trovi più e che è tipica di chi ancora ha una vita fatta di relazioni vere.
Piatti davvero squisiti, malfatti con gli spinaci (ma si possono cucinare anche con l’ortica), delle ciliegie immerse in uno sciroppo liquoroso. Si apre il dibattito se siano alcoliche o meno, saranno forse lassative… E chi lo sa. E chisseneimporta.
Quando sei un mascher (anche solo per un giorno come me) quello che succede oltre la maschera è sempre una cosa fantastica. Oggi è così. Oggi il mondo è pieno di vita, di gioia, di allegria, di speranza. Non ci sono guerre, rancori, insuccessi. Non ci sono ricchi, poveri, alti, grassi, magri, brutti. Oggi siamo tutti brutti allo stesso modo, noi mascher. Brutti e infinitamente simpatici. Però ora – stanca morta – tolgo gli sgalber. Le mie compagne sono a metà dell’opera e sono certa che si divertiranno ancora per un po'. Io – aspirante bagossa – per ora mollo. E il prossimo anno – a Dio piacendo – sarò ancora qui, ancora dei vostri…cuaaaaaaaa
Maria Paola Pasini